La Sarta Di Mary Lincoln by Jennifer Chiaverini

La Sarta Di Mary Lincoln by Jennifer Chiaverini

autore:Jennifer Chiaverini [Chiaverini, Jennifer]
La lingua: ita
Format: epub
Tags: General, Fiction
ISBN: 9788854507586
editore: Neri Pozza
pubblicato: 2014-05-14T22:00:00+00:00


11.

Dicembre 1864 - aprile 1865

«La guerra continua» fu l’esordio del presidente Lincoln nel discorso annuale che rivolse al Congresso in dicembre, ma dopo quell’inizio cupo il tono si fece risolutamente ottimista, molto più che negli interventi analoghi fatti nei tre anni precedenti. L’esercito dell’Unione stava avanzando progressivamente, e i risultati delle elezioni di novembre dimostravano che il popolo nordista era deciso a proseguire con il conflitto fino alla vittoria. Nonostante le gravi perdite, il Nord aveva ancora più uomini e risorse del Sud. Come se si aspettasse che il suo discorso venisse letto anche nella capitale della Confederazione – e probabilmente sarebbe davvero stato pubblicato sui giornali di Richmond nel giro di pochi giorni – il presidente Lincoln osservò che il Sud, ormai in grande difficoltà, avrebbe potuto ottenere la pace nel momento in cui avesse deposto le armi e si fosse sottomesso all’autorità federale. Ma non dovevano aspettarsi alcun compromesso in materia di schiavitù: in effetti il presidente chiedeva alla Camera dei rappresentanti di approvare l’emendamento costituzionale per l’abolizione della schiavitù che il Senato aveva già votato. La fine della schiavitù in tutto il paese era solo una questione di tempo, disse Lincoln, e prima accadeva, meglio era.

Qualche giorno dopo, mentre Salmon P. Chase prestava giuramento come presidente della Corte Suprema, giunse notizia nella capitale che il generale Sherman era arrivato all’Atlantico, al termine della sua marcia attraverso la Georgia. Domenica 25 dicembre mandò al presidente un telegramma con auguri natalizi piuttosto insoliti: «Desidero offrirvi, in occasione del Natale, la città di Savannah, con centocinquanta cannoni e molte munizioni, e venticinquemila balle di cotone».

Quell’anno gli abitanti di Washington festeggiarono il Natale giubilando, e una settimana dopo accolsero l’anno nuovo con speranze rinnovate. Quasi quattromila cittadini parteciparono al tradizionale ricevimento alla Casa Bianca, riempiendo i saloni fino all’inverosimile tanto che, al momento di andarsene, alcuni degli ospiti più agili uscirono da una finestra del primo piano nell’East Room e si calarono giù lungo una rampa di assi di legno.

Per Elizabeth l’ultimo giorno di gennaio fu carico di buoni presagi più di Capodanno, perché in quell’occasione la Camera dei rappresentanti votò l’approvazione del Tredicesimo Emendamento, che aboliva la schiavitù in tutti gli Stati Uniti. Per la prima volta i neri avevano il permesso di entrare nelle zone del Congresso destinate al pubblico, dove assistettero ai discorsi conclusivi e alla votazione in un silenzio assoluto, piangendo ed esultando subito dopo l’esito positivo del voto. Anche se tre quarti degli stati dovevano ancora ratificarlo prima che entrasse in vigore, i residenti neri di Washington festeggiarono, certi che alla schiavitù fosse stato inferto un colpo mortale.

Nonostante la guerra ancora in corso, c’erano molti motivi di ottimismo in quei primi mesi del 1865, ma la first lady si ritrovò in preda a un profondo scontento. Dopo la rielezione di Lincoln e un giro di dimissioni e nuove attribuzioni di cariche, Mrs Lincoln operò a sua volta alcuni avvicendamenti tra il personale, cominciando dal licenziamento di Edward McManus, che era stato per molto tempo portiere alla Casa Bianca.



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